Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro
Scuola Dottorati
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Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro

Dottorato in

Scienze Tecniche e delle Professioni Sanitarie applicate alla Sanità Pubblica

Coordinatore Claudia Pileggi Igiene generale e applicata claudiapileggi@unicz.it

Il corso di dottorato di ricerca in Scienze Tecniche e delle Professioni Sanitarie applicate alla Sanità Pubblica, attraverso un approccio multidisciplinare e con riferimento alla complessità dell’individuo, prevede la formazione in attività di ricerca nell’ambito delle diverse articolazioni dell’assistenza sanitaria, in coerenza con la mission della Sanità Pubblica. Due gli elementi fortemente caratterizzante il dottorato, l’interesse per la prevenzione, quella vaccinale in particolare e l’attenzione per la categoria dei pazienti cronico-complessi fragili. 

Il ruolo della prevenzione vaccinale, quale strumento indispensabile di gestione delle malattie infettive, è incontestabile anche quale determinante di miglioramento delle situazioni cliniche ed epidemiologiche di patologie non trasmissibili e dei loro esiti e per le ricadute economiche a questo connesse. D’altra parte, la transizione epidemiologica, con la maggiore prevalenza di malattie croniche e il progressivo invecchiamento della popolazione rendono, l’attuale impostazione “ospedalo-centrica” dell’assistenza, inadeguata rispetto alla complessità della domanda di salute espressa dai pazienti cronici complessi e fragili. In tale contesto, si rende necessaria la costruzione di una rete assistenziale stretta ma flessibile che realizzi l’indispensabile integrazione ospedale-territorio che può nascere solo dalla collaborazione di figure professionali, specificamente formate ad utilizzare un approccio multidisciplinare nella presa in carico globale del paziente. La formazione dei dottorandi sarà, pertanto, organizzata in modo da fornire gli strumenti ottimali per la valutazione multidimensionale del paziente e per lavorare in equipe, strutturando le attività formative nell’ambito di un’organizzazione multiprofessionale, capace di integrare le diverse competenze e abilita di ogni figura alla luce delle più recenti evidenze scientifiche.


  • Ciclo: XL
  • Anno Accademico: 2024/2025
  • Area: Area biomedica-farmacologica
  • Posti disponibili: 8
  • Durata: 3 Anni
  • Dipartimento: DSS
  • Bando: Link al Bando

Contatti:

 

Coordinatore
Claudia Pileggi
claudiapileggi@unicz.it
Attività Anno Semestre Docente CFU/ORE Periodo
Metodologie Per La Progettazione Di Studi Epidemiologici Primo Carmelo Nobile -

10.07.2025; 14:00-18:00

15.07.2025; 14:00-18:00

17.07.2025; 14:00-18:00

Disegno Degli Studi Epidemiologici: Osservazionali; Sperimentali; Revisioni Sistematiche E Meta-analisi Primo Claudia Pileggi 1

 

Principi Di Statistica Medica Primo Gianfranco Di Gennaro -

30.01.2025; 14:00-15:30

27.03.2025; 16:00-17:30

07.05.2025; 16:00-17:30

01.07.2025; 14:00-15:30

Sorveglianza E Dinamica Delle Infezioni Di Rilevanza In Sanità Pubblica Primo Angela Quirino 1

17.06.2025; 14:00-18:00

24.06.2025; 14:00-18:00

La Microbiologia Molecolare Applicata Alla Diagnosi Clinica Primo Nadia Marascio 1

12.06.2025; 9:00-13:00

03.07.2025; 9:00-13:00

La Sicurezza Delle Cure Primo Luca Gallelli 1

DA DEFINIRE

L’applicazione Della Metodologia Medico Legale All’ambito Della Sanità Pubblica Primo Isabella Aquila 1

08.10.2025; 14:00-18:00

15.10.2025; 14:00-18:00

Data Titolo
Aderenza alla politerapia cronica nei pazienti over 65

Il progressivo invecchiamento della popolazione ha determinato un crescente interesse per la formulazione di linee guida e di politiche sanitarie in grado di migliorare la gestione di pazienti con elevata complessità clinica, sociale ed assistenziale. Due dati, in particolar modo, giustificano tale interesse e ne sottolineano l’urgenza. Il primo dato, demografico, è rappresentato dalla stima che prevede che nel 2045 oltre un terzo della popolazione italiana avrà un’età pari o superiore a 65 anni (ISTAT). Il secondo dato, epidemiologico, evidenzia come il processo di invecchiamento si associ ad un drastico accumulo di patologie e sindromi croniche, risultando in un progressivo aumento della prevalenza di multimorbilità. 

La più diretta conseguenza della multimorbilità e, probabilmente, la più frequente nella popolazione anziana, è l'utilizzo di un elevato numero di farmaci. Questo fenomeno prende il nome di polifarmacoterapia; la prevalenza di tale condizione nella popolazione anziana aumenta con l’avanzare dell'età e varia tra il 10 e 90% a seconda della popolazione presa in esame. In Italia, il numero medio di farmaci utilizzati da chi ha <65 anni è pari a 1.9, cresce fino a 7.4 nel gruppo d’età 80-84, per poi ridursi fino a 2.8 tra gli ultra 95enni.

Gli anziani fragili, spesso polipatologici e politrattati, sono particolarmente a rischio di non essere aderenti alle loro terapie farmacologiche. Negli anziani di comunità l’aderenza è generalmente inferiore al 60%. Secondo una stima dell’Organizzazione Mondiale della Sanità più della metà di tutti i medicinali sono prescritti, dispensati o venduti in modo inappropriato e la metà di tutti i pazienti non li assume correttamente. 

Il fenomeno della mancata aderenza alle indicazioni terapeutiche costituisce un problema non secondario degli interventi di prevenzione cardiovascolare. Le misure preventive dispiegano, infatti, i loro effetti favorevoli in un arco di tempo decisamente più lungo rispetto alle terapie di fase acuta e richiedono quindi che il paziente assuma i farmaci in modo continuativo e nelle dosi dimostratesi efficaci negli studi clinici.

La mancata aderenza diventa così un fattore di rischio aggiuntivo, spesso non adeguatamente valorizzato.

In genere il paziente è considerato aderente al trattamento se assume più dell’80% del farmaco prescritto, “parzialmente aderente” se assume dal 20 al 70% e “non-aderente” se assume meno del 20%. La mancata aderenza è un fenomeno diffuso tra i pazienti con fattori di rischio o patologie cardiovascolari. Il fenomeno interesserebbe oltre il 50-60% dei pazienti in prevenzione cardiovascolare primaria e il 30-40% di quelli in prevenzione secondaria.

Ad oggi non esiste una definizione di politerapia cronica che abbia ottenuto un consenso univoco e, nell’ambito dello studio, è stata scelta per definire la politerapia cronica la co-somministrazione di tre o più farmaci in un mese per almeno sei mesi, anche non consecutivi, in un anno.

L’obiettivo dello studio lavoro è valutare l’aderenza alle terapie e i fattori a essa associati nella popolazione anziana esposta a politerapia cronica, determinare la prevalenza di politerapia nella popolazione esaminata e valutare la qualità di vita del paziente.

Tutor: Carmelo Nobile Dottorando: Adele Sarcone
Impiego dei calcolatori di rischio cardiovascolare per la valutazione a lungo termine del rischio di eventi acuti nella popolazione giovane-adulta (30-40 anni)

Le malattie cardiovascolari (CVD) rappresentano la principale causa di mortalità globale e uno dei fattori primari che contribuiscono alla disabilità. I casi prevalenti di malattia cardiovascolare totale sono quasi raddoppiati dal 1990 al 2019 da 271 milioni a 523 milioni, e il numero di decessi è aumentato costantemente da 12,1 milioni nel 1990, raggiungendo 18,6 milioni nel 2019.

La popolazione più giovane è spesso poco rappresentata negli studi sulla patologia CV, nonostante i classici fattori di rischio come l’obesità e gli stili di vita non salutari stiano aumentando proprio in questa categoria di soggetti e rappresentino fattori coinvolti nell’infarto del miocardio con esiti più sfavorevoli.

Diabete, depressione, ipertensione, fumo, storia familiare di infarto miocardico prematuro, basso reddito familiare, ipercolesterolemia, rappresentano l'85% del rischio di primo infarto in giovani donne e uomini ed essendo, per lo più, fattori di rischio modificabili, che precedono la malattia, l’intervento precoce nei soggetti giovani è una priorità per garantire l’efficacia delle strategie preventive.

Uno degli strumenti più efficaci di prevenzione primaria individuale delle malattie cardiovascolari consiste nella identificazione di soggetti a rischio attraverso l’utilizzo d’indicatori di rischio globale calcolati attraverso funzioni matematiche costruite con dati raccolti attraverso studi epidemiologici longitudinali condotti sulle stesse popolazioni su cui verranno poi applicate.

Diversi sono, pertanto, i calcolatori del rischio cardiovascolare disponibili, ciascuno dei quali costruito prendendo in considerazione fattori di rischio diversi e fasce di età di popolazione diversa.

Lo studio si propone di valutare la prevalenza dei principali fattori di rischio cardiovascolare nei giovani adulti, nella fascia d’età 30-40 anni e di quantificarne il rischio di insorgenza di eventi severi nei successivi 10-30 anni. Per il calcolo del rischio saranno utilizzati il Framingham Risk Score for Hard Coronary Heart Disease per la valutazione del rischio d’infarto a 10 e 30 anni, l’Atherosclerotic Cardiovascular Disease Risk Algorithm (ASCVD) per la valutazione del rischio di patologie cardiache e ictus.

Tutor: Claudia Pileggi Dottorando: Mariangela Cassadonte
Valutazione dell’utilizzo dei concentrati piastrinici autologhi in odontoiatria, chirurgia orale e maxillo-facciale

L’utilizzo di biomateriali a scopo terapeutico è reso possibile dalla loro capacità di agire come “impalcatura” nei processi di guarigione, anche fornendo agenti bioattivi ad un tessuto bersaglio. Negli ultimi decenni sono state valutate le proprietà di numerosi scaffold in medicina rigenerativa. L’impiego di polimeri naturali con composizione, architettura e proprietà meccaniche simili alla matrice extracellulare, consente di avvantaggiarsi delle proprietà bioattive degli scaffold nella rigenerazione dei tessuti. La fibrina è uno dei polimeri di derivazione biologica più studiati in ingegneria tissutale. La formazione di fibrina avviene naturalmente nei processi di guarigione delle ferite come prodotto della cascata della coagulazione. La fibrina funge da serbatoio per la proliferazione di cellule e fattori di crescita, degradandosi in sinergia con la formazione di nuovi tessuti.

I concentrati piastrinici autologhi sono stati studiati fin dagli anni ’90 nell’ambito della guarigione dei tessuti in chirurgia oro-maxillo-facciale ed in ortopedia. Il possibile ruolo dei concentrati piastrinici nella promozione dei processi riparativi sarebbe dovuto al rilascio continuo di fattori di crescita e citochine da parte delle piastrine, che si verifica fino a 7-10 giorni dopo l’applicazione topica. Diversi autori hanno sviluppato tecniche di preparazione dei concentrati piastrinici utilizzando sangue venoso. Il concentrato piastrinico autologo attualmente più studiato è il platelet-rich fibrin (fibrina ricca di piastrine; PRF). I principali vantaggi del PRF riguardano l’utilizzo di provette senza anticoagulante e di uno specifico protocollo di centrifugazione in base alla forma desiderata (liquido, gel, membrana). La preparazione del PRF è consentita in ambiente ambulatoriale ed il prodotto è immediatamente utilizzabile alla fine del processo.

L’obiettivo di questo progetto di ricerca è quello di valutare gli effetti dell’applicazione dei concentrati piastrinici autologhi sulla guarigione delle ferite nel distretto oro-maxillo-facciale.

L’applicazione clinica dei concentrati piastrinici autologhi nella prevenzione e nel trattamento delle complicanze infettive e/o infiammatorie del distretto oro-facciale (infezioni post-chirurgiche, riduzione delle sequele post-operatorie, osteonecrosi dei mascellari, ecc) potrebbe condurre a risvolti significativamente positivi sia in termini di successo terapeutico che di riduzione dei costi per il sistema sanitario.

Tutor: Amerigo Giudice Dottorando: Cristina D'Antonio
Valutazione dell'impatto di un ambulatorio vaccinale ospedaliero sulla copertura vaccinale in categorie a rischio

Negli ultimi anni l'inadeguata aderenza alle pratiche di vaccinazione è diventata sempre più diffusa, soprattutto in alcune categorie a rischio come: soggetti affetti da patologie croniche, soggetti con un aumentato rischio di sviluppare malattie infettive invasive e gravi complicanze, ed operatori sanitari che sono ad alto rischio di sviluppare infezioni che possono diffondere ai colleghi e ai pazienti più fragili e vulnerabili. Sempre più frequente è il fenomeno dell’esitazione vaccinale, con una conseguente riduzione delle coperture vaccinali. Tra le motivazioni ci sono anche barriere d'accesso come gli orari di apertura dei centri di vaccinazione, a volte incompatibili con i turni di lavoro, o persino la distanza del centro di vaccinazione dal luogo di lavoro. Inoltre, la fragilità pone ostacoli alla vaccinazione tali da indurre i pazienti a rinunciare alle misure preventive. Dal punto di vista delle politiche sanitarie, permane la questione di vecchia data di come coinvolgere sia i medici che la popolazione generale nei programmi di vaccinazione. Al fine di aumentare l'aderenza agli interventi preventivi, non è sufficiente informare e sensibilizzare su un argomento specifico, ma è necessario agire anche sulle barriere strutturali. Pertanto, obiettivi del progetto di ricerca sono: 1) determinare l'impatto di un ambulatorio ospedaliero dedicato alla somministrazione di vaccini, con particolare attenzione ai vaccini contro RNA-virus (morbillo, parotite, rosolia, varicella, poliomielite, influenza) e contro la polmonite da pneumococco, in popolazioni target rappresentate sia da operatori sanitari che da pazienti affetti da malattie croniche; 2) sorvegliare, durante la stagione influenzale, tutti i soggetti che hanno accettato di ricevere almeno una vaccinazione per rilevare la comparsa di eventuali sintomi simil-influenzali; 3) indagare, tra i soggetti che hanno accettato di essere vaccinati, i motivi della non aderenza alla vaccinazione prima dell'implementazione dell’ambulatorio ospedaliero dedicato alle vaccinazioni e, tra coloro che hanno rifiutato le vaccinazioni, i motivi del rifiuto.

Lo studio sarà condotto in un ambulatorio vaccinale attivato all'interno dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Catanzaro. I soggetti saranno arruolati sia tra i pazienti che accedono al policlinico per assistenza che tra i lavoratori della medesima struttura. 

Saranno arruolati soggetti eleggibili che accetteranno di partecipare allo studio. L’eleggibilità sarà determinata attraverso la revisione del calendario vaccinale o altra documentazione attestante lo stato vaccinale della popolazione target.

Tutor: Claudia Pileggi Dottorando: Carolina Perri
Valutazione dell'impatto di un ambulatorio vaccinale ospedaliero sulla copertura vaccinale in categorie a rischio

Negli ultimi anni l'inadeguata aderenza alle pratiche di vaccinazione è diventata sempre più diffusa, soprattutto in alcune categorie a rischio come: soggetti affetti da patologie croniche, soggetti con un aumentato rischio di sviluppare malattie infettive invasive e gravi complicanze, ed operatori sanitari che sono ad alto rischio di sviluppare infezioni che possono diffondere ai colleghi e ai pazienti più fragili e vulnerabili. Sempre più frequente è il fenomeno dell’esitazione vaccinale, con una conseguente riduzione delle coperture vaccinali. Tra le motivazioni ci sono anche barriere d'accesso come gli orari di apertura dei centri di vaccinazione, a volte incompatibili con i turni di lavoro, o persino la distanza del centro di vaccinazione dal luogo di lavoro. Inoltre, la fragilità pone ostacoli alla vaccinazione tali da indurre i pazienti a rinunciare alle misure preventive. Dal punto di vista delle politiche sanitarie, permane la questione di vecchia data di come coinvolgere sia i medici che la popolazione generale nei programmi di vaccinazione. Al fine di aumentare l'aderenza agli interventi preventivi, non è sufficiente informare e sensibilizzare su un argomento specifico, ma è necessario agire anche sulle barriere strutturali. Pertanto, obiettivi del progetto di ricerca sono: 1) determinare l'impatto di un ambulatorio ospedaliero dedicato alla somministrazione di vaccini, con particolare attenzione ai vaccini contro RNA-virus (morbillo, parotite, rosolia, varicella, poliomielite, influenza) e contro la polmonite da pneumococco, in popolazioni target rappresentate sia da operatori sanitari che da pazienti affetti da malattie croniche; 2) sorvegliare, durante la stagione influenzale, tutti i soggetti che hanno accettato di ricevere almeno una vaccinazione per rilevare la comparsa di eventuali sintomi simil-influenzali; 3) indagare, tra i soggetti che hanno accettato di essere vaccinati, i motivi della non aderenza alla vaccinazione prima dell'implementazione dell’ambulatorio ospedaliero dedicato alle vaccinazioni e, tra coloro che hanno rifiutato le vaccinazioni, i motivi del rifiuto.

Lo studio sarà condotto in un ambulatorio vaccinale attivato all'interno dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Catanzaro. I soggetti saranno arruolati sia tra i pazienti che accedono al policlinico per assistenza che tra i lavoratori della medesima struttura. 

Saranno arruolati soggetti eleggibili che accetteranno di partecipare allo studio. L’eleggibilità sarà determinata attraverso la revisione del calendario vaccinale o altra documentazione attestante lo stato vaccinale della popolazione target.

Tutor: Claudia Pileggi Dottorando: Carolina Perri
Il recupero della deglutizione nei pazienti sottoposti a laringectomia parziale: individuazione di fattori prognostici e loro impiego per una corretta indicazione chirurgica

Il cancro della laringe è uno dei tumori più comuni nel tratto aerodigestivo superiore e rappresenta il 4,5% di tutte le neoplasie maligne. Il tipo di trattamento dipende dallo stadio della malattia alla diagnosi e può beneficiare di diverse modalità, tra cui la microchirurgia laser transorale, la laringectomia orizzontale parziale d'organo e la radioterapia, con buoni risultati oncologici e funzionali. Negli ultimi anni è aumentato il numero di interventi chirurgici di conservazione aperti. Lo scopo di questo intervento è quello di evitare l'intervento altamente mutilante di una laringectomia totale e di mantenere la funzione laringea rispetto alla radicalità oncologica. Recentemente è stata proposta una nuova classificazione della laringectomia orizzontale parziale aperta (OPHL), che include tre tipi di OPHL: Tipo I-sopraglottico, Tipo II-sopracricoideo e Tipo III-sopratracheale, a seconda dell'estensione della resezione. I risultati oncologici delle OPHL sono risultati ottimi, tuttavia, i risultati funzionali in termini di recupero funzionale della deglutizione non sono ancora ben chiari. Lo scopo dello studio sarà quello di valutare la funzionalità della deglutizione, a breve e lungo termine, al fine di individuare fattori prognostici che possano interferire con il recupero funzionale e controindicare l’intervento di OPHL. Lo studio valuterà la funzionalità della deglutizione con metodiche soggettive ed oggettive in pazienti sottoposti a OPHL da meno di 6 mesi e da più di un anno. La valutazione oggettiva verrà effettuata sottoponendo i pazienti a FEES e videofluoroscopia. I dati clinico-anamnestici e la modalità di intervento chirurgico saranno correlati ai risultati funzionali al fine di valutare fattori prognostici negativi che possono controindicare un intervento di OPHL.

Tutor: Eugenia Allegra Dottorando: Serena Gentile
Ruolo dell’Heart Team nella gestione del paziente cardiopatico “fragile”: valutazione multidisciplinare e multifunzionale

L’invecchiamento della popolazione, in particolare nel mondo occidentale, si accompagna all’aumento di prevalenza delle comorbidità, ed in particolare si associa ad un maggiore presenza di pazienti cardiopatici. La fragilità e complessità di questi ultimi, che presentano patologie croniche concomitanti multiorgano, rende necessaria una valutazione multidisciplinare del paziente al fine di ridurre i rischi ed ottimizzare i risultati con una opportuna terapia farmacologica, intervenzionale e/o chirurgica. Lo scopo del corso è rendere gli studenti edotti sulle modalità di svolgimento della valutazione multidisciplinare e multifunzionale di questi pazienti. Essa è infatti gestita da un team di esperti nella diagnosi e terapia cardiologica e non solo (ad esempio coinvolge fisioterapisti e fisiatri, geriatri, anestesisti-rianimatori, neurologi, nutrizionisti, medici esperti nelle analisi di laboratorio e nelle dinamiche dell’invecchiamento). Il fine ultimo è sviluppare un approccio “tailored” sul paziente nella sua complessità trovando la migliore terapia “possibile” sulla sua patologie, riserve biologiche ed obiettivi concretamente raggiungibili; contestualizzando le decisioni terapeutiche, quindi, sul singolo paziente nell’ambito della cosiddetta medicina di precisione/individualizzata.

Tutor: Giuseppe Santarpino Dottorando: Alessandro Fiorentino
Il Ruolo delle Cellule Stromali del Sistema Immunitario nel Processo Angiogenetico e Linfoangiogenetico del Tumore Colo-rettale in Pazienti sottoposti a Chirurgia Radicale

Il tumore del colon-retto rappresenta il 10 per cento di tutti i tumori diagnosticati nel mondo, ed è terzo per incidenza dopo il cancro del seno femminile (11,7 per cento) e del polmone (11,4 per cento).

I dati in letteratura indicano che il sistema immunitario gioca un ruolo importante nel microambiente tumorale per la neoangiogenesi e linfoangiogenesi, processi fondamentali per l’evoluzione infiammatoria, per la crescita e la progressione tumorale. In questo progetto, noi vogliamo valutare nel microambiente tumorale interessato ed asportato chirurgicamente, le correlazioni tra la densità microvasale ematica/linfatica e nuovi fattori pro-linfo/angiogenetici rilasciati dalle cellule stromali del sistema immunitario (Mastociti, Macrofagi, Linfociti). Successivamente, si effettuerà una valutazione e verifica dei risultati (tissutali o sierici) con i vari strumenti di laboratorio a disposizione (Immunoistochimica, Sistema di Analisi delle Immagini a vari ingrandimenti, ImmunoCap System, Mutazioni Genetiche, Amplificazione del DNA, etc). Infine, si effettuerà un' Analisi Statistica per la significatività dei risultati. I nostri obiettivi sono quelli di dimostrare una possibile correlazione tra uno dei fattori pro-linfo/angiogenetici del sistema immunitario e la densità dei nuovi vasi ematici e linfatici. In questo modo, i nostri dati potranno suggerire un importante ruolo di uno di questi nei processi linfo/angiogenetici come: nuove strategie terapeutiche anti-angiogenetiche, possibili nuovi fattori prognostici e predittivi di flogosi e radicalità chirurgica, possibile significato biologico di cancerogenesi, possibili nuovi studi molecolari e genetici.

Tutor: Michele Ammendola Dottorando: Alessandro Pasquale Tarallo
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